Fino al 20 novembre un gruppo di studenti del terzo anno dei Licei del Leone XIII si trova a San Francisco, ospite del St. Ignatius College Preparatory (vedi news precedente). Accompagna il gruppo la prof.ssa Marta Alvarez, che ci ha fatto avere le impressioni dei ragazzi sull’esperienza che stanno vivendo.
Alessandra Guidi: domenica 15 novembre San Francisco è stata dipinta dai colori della Color Run: il blu dell’oceano, il giallo del sole, il rosso del Golden Gate Bridge, il verde dei parchi e l’argento dei grattacieli. 7 km di corsa hanno così riassunto un’intensa settimana di visite in questa città così diversa dalla nostra, che ogni giorno ci mostra nuovi aspetti della sua quotidianità, creando la memoria di un’esperienza unica e indimenticabile.
Alessia Colussi: è stata una settimana piena, nella quale ci siamo confrontati con una realtà molto diversa dalla nostra. In questi giorni abbiamo avuto tempo per conoscere le nostre famiglie ospitanti e per ambientarci nella scuola, che è completamente diversa da quella italiana. Per due mattinate ci siamo dedicati al turismo, abbiamo fatto shopping, visitato il museo di scienze, che è molto divertente e interessante, e la bellissima città. Il giorno migliore è stato senza dubbio quello in cui siamo andati al Golden Gate Bridge. Abbiamo noleggiato delle biciclette con le quali abbiamo attraversato il ponte, godendoci la meravigliosa vista della baia di San Francisco. Durante il passato weekend abbiamo avuto l’opportunità di legare di più con le nostre famiglie e di prepararci per la seconda settimana, che è stata fantastica come la prima!
Giulia Barbieri Ripamonti: dopo la prima settimana a San Francisco, un aspetto della vita americana mi ha particolarmente colpito: cambiare classe ogni ora.
Molti di noi immaginavano fosse bellissimo muoversi per la scuola prima di ogni lezione per raggiungere l’altra classe, cambiare compagni e aula. Tuttavia, dopo averlo vissuto in prima persona, ci siamo resi conto di quanto sia bello passare tutto il giorno con le stesse persone.
Qui le classi non sono un gruppo, ma singole persone che assistono a una lezione, come accade all’università; non c’è quell’atmosfera di amicizia che si sente nelle nostre classi, non ci sono quei legami profondi che nascono nei 5 anni del nostro liceo.
Alessandro Conti: ciò che più mi ha colpito in questa settimana è la scuola americana. Per la scuola i ragazzi studiano tantissimo, anche se ciò che fanno è molto semplice, ad esempio l’altro giorno stavano studiando i triangoli, un argomento che noi abbiamo affrontato molto tempo fa. Inoltre fanno poche materie, la metà delle quali, ad esempio danza o etica, non mi sembrano affatto materie scolastiche. Per finire ho notato che la vita sociale degli Americani gira intorno alla scuola: appena finiscono le lezioni, immediatamente praticano altre attività, sempre a scuola, quali lo sport o il teatro. Subito dopo vanno a casa, mangiano, studiano e dormono. Tutto ciò è diverso dalle nostre vite, perché noi usciamo sempre con gli amici svolgiamo le nostre attività fuori da scuola.
Edoardo D’aprile: l‘esperienza americana, fin dalla prima settimana, è stata travolgente sotto tanti aspetti. Sono stato colpito in particolare dalla vita di classe.
Nei primi due giorni passati con loro mi sono meravigliato di quanto i miei compagni riuscissero ad essere attenti, attivi e partecipi per tutta la durata piuttosto notevole delle lezioni, 80 minuti per materia, anziché 60. È anche vero, però, che affrontano, per la maggioranza, argomenti piuttosto semplici, che noi abbiamo già trattato l’anno scorso; ho potuto comunque ammirare molto la loro capacità di concentrazione. Un altro aspetto che non ho potuto non notare è il modo assolutamente non formale, quasi amichevole, che i ragazzi americani hanno di rapportarsi con i loro insegnanti; quasi come se la relazione che li lega fosse al di là dei limiti della vita scolastica. Ho avuto la stessa impressione, di relazione che sconfina oltre l’ambito scolastico, anche riguardo al legame che esiste tra i vari compagni, alla relazione che i ragazzi hanno tra di loro: praticano quasi tutti insieme gli stessi sport e svolgono insieme anche molte attività nel tempo libero. In generale ho avuto l’impressione di una scuola che non finisce mai e che prende totalmente i ragazzi, creando una forte identità di gruppo!
Matteo Tozzi: sono a San Francisco da più di una settimana, e posso dire che finora ho vissuto un’esperienza affascinante e istruttiva. I primi giorni che ero qui sono stati i più duri, non mi sentivo molto a mio agio, dovevo ancora organizzarmi: anche questo però fa parte del nostro viaggio. Poi ho cominciato a sentirmi a mio agio e a parlare di più. Ormai sono abituato agli strani orari e alle usanze degli Americani (fare una colazione enorme e cenare alle cinque di pomeriggio sempre in un bar o in un locale, mai in casa) e mi sto divertendo molto. Da quando sono qui sto conoscendo un po’ di più le persone, il loro comportamento e le loro abitudini. In generale possiamo dire che ci sono somiglianze e differenze tra le nostre vite. La caratteristica che mi piace di più degli Americani è la socialità: sono molto aperti, vogliono sapere tutto di te, ti fanno tante domande, scherzano… mentre penso che noi Italiani, da questo punto di vista, per un motivo o per un altro siamo più chiusi. Sono molto contento di essere qui, è veramente una bellissima esperienza che consiglio a tutti!